Bu Hua mostra FLOW

A Vicenza l’arte è in mostra: Bu Hua e gli altri

La Basilica Palladiana si fa territorio di pacifico confronto interculturale. Italia e Cina si “sfidano” in una stimolante esposizione

Dallo scorso 25 marzo (con un vernissage di successo e una conversazione di esperti ripresa e riproposta ogni giorno in loco) e fino al 7 maggio (biglietto: 7 euro), dal giovedì alla domenica, il salone superiore della Basilica Palladiana di Vicenza ospita FlowArte contemporanea Italiana e Cinese in dialogo, una stimolante mostra pensata da Maria Yvonne Pugliese e Peng Feng nell’ottica di fornire uno sguardo attuale, moderno sulla creatività.

Protagonisti sono autori provenienti da due Paesi, appunto Italia e Cina, distanti geograficamente ma egualmente prodighi di inventiva, come dimostrano le opere disposte – senza alcuna separazione – lungo il percorso della visita. Ventotto frutti dell’ingegno di ventiquattro artisti (fra loro ricordiamo Enrico Iuliano, i Chao Brothers, Roberto Pugliese, Bertozzi & Casoni, Geng Xue, Margherita Morgantin, Piero Gilardi), in un carosello di materiali (dalla carta all’alluminio, dalla lana alla ceramica) e di tecniche applicate (accanto a dipinti e sculture, non mancano installazioni e filmati).

In effetti, riflettere sulle composizioni prima che sul loro significato è uno degli intenti della manifestazione. Fermo restando che i video a disposizione del pubblico in cui gli artisti spiegano il “cammino” che hanno fatto le loro idee possono instradare proficuamente…

Dunque, arte contemporanea italiana e cinese si fronteggiano e, nella fattispecie, probabilmente si influenzano a vicenda, a livello di impressioni che ne ricava l’osservatore. Per il nostro Paese si son fatti notare il concerto “muto” di Giovanni Morbin e le proiezioni laser di Arthur Duff.

Dalla Cina, invece, arriva la pittrice Bu Hua, che ha iniziato la carriera da giovanissima (in famiglia si maneggiavano già bene i pennelli), godendo di personali e di incarichi prestigiosi già in adolescenza e perfezionando le sue sviluppate attitudini a Beijing e nei Paesi Bassi; tra l’altro, con il tempo si è appassionata all’evoluzione digitale e all’animazione, i cui influssi sono facilmente riscontrabili nei suoi particolarissimi quadri.

Per questo i suoi lavori, ormai presentati e apprezzati in una consistente fetta di globo, popolati di vegetazioni irrealmente rigogliose, poche bestiole e una bimba, per il loro stretto ed evidente legame con l’universo infantile (comprensibile, da parte di chi ha esordito tanto presto) ricordano tanto i film di Miyazaki quanto i videogames, con un occhio a Oriente e uno a Occidente.

La serie alla quale si è dedicata si chiama A.D. 3012, e uno sguardo più attento svela che una natura così lussuosamente illustrata non è altro che un abbaglio, tra piante marce e cadaveri animali, con la bambina che pare non accorgersi di niente: l’umanità, quindi, non capisce (o non vuol capire) ciò che sta accadendo intorno a causa della sua stessa avidità; si desterà (in tempo)?

Altre informazioni sull’evento su www.mariayvonnepugliese.it o scrivendo a valeriaiotti@somekindofstudio.it.

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